Oggi quelli che parlano di te hanno la voce che trema 5-1-2006
Autore: Deborah Fait
Non voglio parlare di quelli che pregano per la sua morte, non voglio parlare dei palestinesi che festeggiano ne' di quei 20 ebrei di Hebron che hanno brindato alla notizia del suo ricovero in ospedale.
Non voglio parlare di loro perche' loro sono il Male.
Voglio invece parlare di quelli che pregano per la sua vita, di tutti gli israeliani che stanno col fiato sospeso, di quelli che aspettano davanti all'ospedale di Ein Kerem dove e' ricoverato da ieri sera.
Questa mattina il risveglio di tutto Israele e' stato drammatico, respiravamo tensione, sembrava dovesse succedere una grande disgrazia da un momento all'altro.
La radio tra una notizia e l'altra trasmetteva la musica che noi tutti conosciamo molto bene, era la musica del dopo attentati , musica di dolore, parole di pace,  di nostalgia, di disperazione, musica  che ci ha fatto rabbrividire ad ogni risveglio per tre anni di seguito, i tre anni di attentati quotidiani.
Questa mattina la musica era per Ariel Sharon  appena uscito dalla sala operatoria dopo 9 ore di intervento.
Un brivido giu' per la schiena.
"Non ce la fara' ", e' il primo pensiero," il Leone di Israele, il piu' grande premier che Israele abbia avuto dall'epoca di Ben Gurion sta morendo".
Persino le automobili di chi andava al lavoro facevano meno rumore, la gente parlava sottovoce "Hai sentito? Arik e' di nuovo in ospedale" , trema la voce, qualcuno piange.
In questi momenti siamo tutti fratelli, la gente comune, i politici, i giornalisti parlano di Arik.
I personaggi intervistati alla televisione parlano del loro amico Arik, la maggior parte di loro lo conosce da sempre, molti hanno combattuto al suo fianco le guerre di Israele, tutti ricordano qualche aneddoto, tutti hanno una parola di affetto  e di rispetto per lui, anche gli avversari politici.
Parlano del suo coraggio, della sua testa dura, della sua mania di disobbedire agli ordini dei superiori  quando faceva la guerra e di come quella disobbedienza e quella testa dura abbiano salvato Israele nel 1973  durante la guerra del Kippur quando gli egiziani gia' cantavano vittoria, lui, contro ogni ragionamento "normale", li accerchio' attraversando il canale di Suez e vinse la guerra obbligandoli alla resa.
E mentre sto scrivendo, anche oggi contro ogni ragionamento "normale", dopo un'emoraggia cerebrale e nove ore di intervento a 77 anni, Lui e' ancora vivo e non peggiora.
Israele e' con te Arik, siamo tutti con te, spero che tu senta le preghiere che si rincorrono per tutto Israele, di sinagoga in sinagoga.
Anche il rabbino Eliahu di Gush Katif prega per te Arik e questa e'  un'altra  vittoria perche' significa che anche chi politicamente non ti ama comunque ti rispetta e riconosce il tuo valore di Figlio di Israele, di grande patriota, di grande soldato, di grande sionista.
Oggi, tutti quelli che parlano di te hanno la voce che trema.
Forza Arik perche' il coraggio non ti manca.
Forza Vecchio Leone,  tutto il popolo di Israele prega per te.