Israele Italia, storie di ordinaria somiglianza 4-1-2006
Autore: Angelo Pezzana
Acque agitate in Israele dopo che Canale 10, una televisione privata, ha accusato Ariel Sharon di avere intascato  finanziamenti elettorali illegali. E non spiccioli, ma una maxitangente da tre milioni di dollari. E’ un momento difficile per il premier israeliano. Oggi verrà operato al cuore, niente di grave dicono i medici, solo un piccolo intervento dopo il lieve ictus che l’aveva colpito, ma  78 anni e con un fisico forte ma non più in forma, i motivi per preoccuparsi non sono pochi. Certo, le soddisfazioni non gli mancano, in poco più di un mese è riuscito, dopo aver abbandonato il Likud che aveva fondato trent’anni fa, a creare un partito dal nulla, Kadima (Avanti), che in base ai continui sondaggi ha già raggiunto il 40% dei consensi, come dire la maggioranza alle prossime elezioni del 28 marzo. Motivo di grande inquietudine per i suoi molti avversari politici, che a differenza di Sharon, non hanno nessun programma preciso e comprensibile da presentare agli elettori. Tutti spendono la parola pace, cambiamenti della politica economica, maggiore sicurezza contro il terrorismo, ma gli elettori sono stufi della solita aria fritta. Vogliono capire. E finora chi si è comportato con serietà e chiarezza è stato Sharon.Solo lui. In questi casi l’unica risorsa alla quale aggrapparsi è l’intervento della magistratura. Suona famigliare alle nostre orecchie italiane  ? ma è la democrazia, bellezza, viene spontaneo da dire. Se la maggioranza degli elettori è con Sharon e gli altri partiti brancolano nella quasi certezza della sconfitta, a chi ricorrere ? Una denuncia per corruzione la si fa saltare fuori facilmente, anzi, è probabile che abbia delle probabilità di essere anche vera. Quale politico non ha preso soldi in nero per le campagne elettorali ? Stiamo parlando di Israele, ma potremmo sostituire la vicenda israeliana con quella simile italiana. Cambiano i nomi ma non la sostanza. Il paragone con Berlusconi è automatico. Anche il cavaliere creò dal nulla e in pochi mesi Forza Italia. Anche lui aveva un programma che piacque alla maggioranza degli italiani (che non abbia poi soddisfatto le aspettative è un altro discorso), che infatti lo votarono la prima volta e pure la seconda, dopo che venne politicamente fatto fuori con i mezzi che gli avversari di Sharon stanno mettendo in atto in Israele per sbarazzarsi del premier visto che la via elettorale è sbarrata. Invece di darsi da fare per essere credibili sul piano politico, presi dal panico, gli è rimasta solo la via giudiziaria. Visto come ha funzionato in Italia, devono essersi detti in Israele i politici spiazzati  da Sharon, funzionerà anche qua. Non hanno tutti i torti a sentirsi ottimisti. Il potere politico della Corte Suprema è in Israele maggiore di quello del governo. E’ apparentemente fuori dai giochi partitici e gode di grande credibilità. Sharon potrebbe essere messo ufficialmente sotto inchiesta e, in questo caso, addio leadership. C’è da augurarsi che la Corte Suprema valuti il peso di quel 40% di cittadini che, malgrado le accuse, ha fiducia in Sharon e crede che solo un governo guidato da lui possa far uscire il paese dalla difficile situazione nella quale si trova. La possibilità data ai palestinesi di autogovernarsi a Gaza sta miseramente naufragando nel caos, nell’anarchia più totale, con un Abu Mazen a un passo dalle dimissioni per palese incapacità a governare. E fuori dalla porta c’è il terrorismo, in tutte le sue frange, che sembra il solo ad avere in pugno il destino dei palestinesi. Chiedere ai politici e ai loro partiti un minimo di saggezza è fatica sprecata, anche in Israele. Se perdono Sharon, l’unico leader che ha la fiducia della maggioranza dei cittadini, si assumeranno la terribile responsabilità di precipitare il paese in una prospettiva identica a quelle precedenti che non hanno portato a nessuna soluzione